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Critiche
"Gia dalla prefazione traspare un profusione di consapevolezza letteraria che desta ammirazione , nonché una sensazione di inadeguatezza da parte del comune lettore , già sconcertato dalla mole del libro (418 vaste pagine dai caratteri piuttosto minuti) che, insieme all'indice alfabetico dei nomi nelle ultime pagine, gli avevano fatto presumere di essere di fronte a un volume , a proposito di Bacchelli cosi detto da consultazione..." "un italiano civile e colto, con ordine e chiarezza ed efficacia…Pochi tratti, quasi direi indiretti, bastano, ed è pregio artistico notevolissimo a restituire viventi ed "al vivo" figure commoventi. Ho letto scrutinando, come impone il carattere di rigore intellettuale e di probità morale che distingue il libro e chi l'ha scritto". Riccardo Bacchelli
"Circostanza, in primo luogo scolastiche, e necessità a cominciare dalle economiche, e un'indipendenza nativa e acquisita, alimentano nell'odierno autobiografico Giorgio Mario Bergamo un umore e un'intelligenza critica e insofferente di costrizione e di costumi e idee consuetudinarie da far del suo libro il testo d' un "irregolare" , come i "regolari" ,per spiegarmi, chiamano i garibaldini….Un libro di ricordi molto interessante , e vivo e vero, come si sul dire. L'intuito medico aiuta lo scrittore e la sua capacità di lucida e complessa osservazione e penetrazione. Anche dov'è triste non è tetro mai. Un titolo simbolico, allusivo, emblematico, tanto da riuscire enigmatico" Riccardo Bacchelli (Corriere della Sera)
"Un racconto serrato e mordente, sempre mirabilmente vivo, dinamico, stimolante. Uno stile che non manca di sprezzature ma non manca nemmeno di raffinatezze sapienti e di orchestrate simmetrie lessicali. Il periodare si lega spesso in clausole secche e brevi di estrema efficacia. Nell'insieme uno di quei libri che non ci si contenta di leggere una volta sole, un libro fatto per essere meditato e che domani sarà più attuale di oggi" Gianfranco Barberini (Notiziario Agenzia Ansa)
"Ho letto il suo libro con molta partecipazione e riconoscendovi non soltanto un'arte sottile e viva sempre, ma anche una presenza morale e politica di particolare intensità che sento più che mai vicina e necessaria di questi tempi" Giorgio Barberi Squarotti
"Un'autobiografia che scatta dai fatti piuttosto che rievocarli, ripeterli, narrarli: che li evoca come qualcosa di presupposto e insieme di significativo per quanto proiettano davanti a sé: un'autobiografia, se si vuol dir così, ideale" Eros Bellinelli (Radio Svizzera Italiana)
"La mia impressione è molto favorevole. Le "memorie" che costituiscono il libro si inscrivono tra questo tipo di letteratura con molta originalità: era assai difficile distinguervisi con notevole perfezione" Alessandro Bonsanti
"Il suo bel libro, questo accorato "Addio a Recanati" fondato su tutti i più nobili sentimenti (e per questo , ma solo amaramente per questo, così poco attuale) : la scrittura così curata, e il bell'italiano: doti rarissime sempre, tanto più oggi. Si merita una viva riconoscenza" Cesare Brandi
"Un libro autobiografico, che si presenta come un saggio: possiamo dire un romanzo-saggio. Prende l'avvio dai primi anni del Fascismo e si conclude con la fine dell'ultima guerra mondiale . Abbraccia dunque uno dei periodi più tormentosi della nostra storia, denso di avvenimenti che si susseguono con ritmo incalzante , descritti con una sorprendente incisività e con un calore umano che nulla toglie però a quel senso di obbiettività e a quella capacità critica lucida e distaccata che caratterizza l'autore….Il Bergamo sembra qui scavare negli avvenimenti e nella sua coscienza di uomo con una onestà ed una chiarezza esemplari" Manlio Del Bosco (RAI III programma)
"Questo libro riunisce due qualità rare e quasi incompatibili: di essere un'opera d'arte e un documento umano che investe tutti noi. Uno svolgimento coerente , umanissimo, un capolavoro". Giacomo Devoto (La Nazione)
"Per il notevole valore intrinseco dell'opera il suo libro ha riscosso vari consensi, alcuni altamente elogiativi, nel corso delle discussioni che hanno preceduto l'assegnazione del Premio Viareggio". Ambrogio Donini
"Ho molto apprezzato la probità morale che sta a presidio di tutto il libro e che ne costituisce la vera chiave non soltanto letteraria. Mi è piaciuta anche la sua scrittura, così rapida, sostanziale, precisa. Ciò evidentemente fa parte della sua vita , con tutto quello che di forte e delicato esiste nella sua personalità e quindi anche nel suo modo di esprimersi" Gianni Granzotto
"Il fascino del libro , molto denso, con scrittura affollata ma razionale, consiste soprattutto in una freschezza antiletteraria che è urgenza morale ma ricca di una colta immagine del mondo. Bergamo sa raccontare come se si confessasse ma non di fronte alla piccola contabilità della propria egoistica coscienza ma di fronte al foro segreto della storia" Pier Francesco Listri (La Nazione)
"Ho letto il libro d'un fiato con piacere serio e molte volte commosso. Mi auguro che tutti i lettori raccolgano dalle sue pagine tutto quello che vi ho raccolto io. Intanto eccole il mio plauso riconoscente. Manlio Lupinacci
"C'è veramente da riflettere sul suo libro per i giudizi così sereni e giusti. Il filo conduttore è così lineare anche attraverso tutta la vicenda storica: il che non è facile riscontrare in uno scrittore. Lo stile è superbo! Ho fatto conoscere ai miei colleghi il volume: Ad malora!" Primo Marezzato (Università di Trieste)
"Il travaglio di una umanità ferita e delusa che lo scrittore trae dagli oscuri e tragici meandri della storia ad una speciale sublimante vendetta" Giuseppe Marchetti (Gazzetta di Parma)
"Il suo libro mi ha affascinato . Aspetto con impazienza la domenica per terminare la lettura" Giovanni Mardesteig
"Accidenti che scrittore è lei! Il suo libro è molto bello, e "prende". Paolo Monelli
"Addio a Recanati di Giorgio Mario Bergamo è un'autobiografia che si arresta dove in genere le autobiografie cominciano. S'inizia dal ricordo , visto con occhi di bimbo, della perquisizione poliziesca dell'appartamento della sua famiglia a Bologna in viale XII Giugno e pochi giorni dopo dello studio paterno in via dei Foscherari …..e termina con il ritorno a casa dopo la rotta del 1945 e l'invasione degli Angloamericani . Recanati non a nulla a che fare in questo libro. E' solo il simbolo della patria lontana e sconosciuta , è la giustificazione d'un amore nutrito nel cuore fino dai quattro anni" Paolo Monelli (Corriere della Sera)
"Ho letto con viva soddisfazione il suo libro . Veramente Ella è riuscito a fondere arte e documento. Il che avviene raramente" Eugenio Montale
"Un documento umano di primissimo interesse. Quanto di meglio si poteva e si doveva fare" Pietro Nenni
"Dal suo libro, così forte ,vero, sincero, si esce migliorati e rinvigoriti. E il lettore le deve molta riconoscenza . Con ammirazione" Paola Ometti
"Il titolo Addio a Recanati significa la drammatica consapevolezza di un mondo di non-speranza , la delusione profonda di chi aveva atteso con ansia l'avvento di un mondo tutto diverso e troppo migliore di tutti i mondi possibili. Un libro coraggioso , e ciò che lo raccomanda, oltre alla prosa densa e sensibile, e una sorta di agonismo morale, la consapevolezza che la storia in cui ci accade di vivere, non ci esime mai dal dovere di fare anche duramente i conti con la propria coscienza. Da questa sincerità, da questa impietosa descrizione della sofferenza e della coscienza di se stesso , il libro di Bergamo acquista un particolare rilievo. Che è sottolineato dalla prosa veramente notevole. Bergamo sa raccontare , ma il suo racconto non è mai un racconto puro, è continuamente punteggiato, direi intrecciato di riflessioni, per cui il tempo narrativo è un tempo mobile, che spazia dal presente al passato , a quello che accadrà , in un continuo vortice di coscienza che secondo me costituisce l'incanto maggiore , la forza maggiore di questo libro….un libro di sofferta sincerità , di robusta espressività, che riesce a trasmettere il dramma di un uomo che l'ha rivissuto dall'interno e lo rivive con la limpidezza che è propria soltanto degli scrittori" Geno Pampaloni
"La storia esterna è vecchia, nuova è la storia interna: la narrazione dello stato d'animo di quel ragazzo , educato e istruito in terra straniera, fra gente non sempre amica: un ragazzo che si dibatte fra l'amore e il rancore per quel che ha lasciato dietro di sé: e che per l'amore deve difendere , davanti allo straniero, il quale non procede a distinzioni, anche quel che detesta…Intanto, non ricordo ora su due piedi, uno scrittore italiano contemporaneo che abbia descritto con una partecipazione così intensa la provincia francese. La provincia, dico, non Parigi…quel paesaggio, quell'esperienza, insomma della vita ( i motivi più essenziali e originali) non si esaurisce nella descrizione : ma provoca idee , propone problemi, suscita meditazioni. Tutto sommato "non" addio a Recanati: una Recanati che sta per la poesia in genere, per l'Italia". Luigi M. Personè (Il Gazzettino)
"Il tuo "Addio A Recanati" me lo sono centellinato come si usa fare con un nettare generoso e genuino , mentre avrei potuto leggerlo d'un fiato data la sua scorrevole linearità fuori dal comune modo di scrivere attuale, chiamato impegnato, che diventa un rompicapo e che ti lascia la bocca amara. Tu no, grazie a Dio: ruzzoli su prati verdi che sanno di rugiada, con la gioia di vivere, di essere e raccontare con sincera serenità una vita travagliata . Vi trovo proprietà e rigore di linguaggio , vi trovo il poeta , il musicista, e soprattutto il pittore : qualità che , se pure autonome, si confondono in sodalizio nei riguardi del chiaro e umano scrittore che sei". Severo Pozzati
"Ho letto il tuo libro e devo dirti , sinceramente, che mi è piaciuto , sia per la "irregolarità" della vicenda che si narra , sia per la limpida e severa maniera dello scrivere" Mario Spinella
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